Romeo

Il Festival del Cinema Nuovo

Selezione dell’intervista fatta da Valentina Crifò
  • Romeo: Il Festival del Cinema Nuovo

 

Fino agli anni ‘80 ero psicologo delle scuole della zona, vale a dire Carugate, Cernusco e Gorgonzola.
In quest’ambito m’impegnai molto con i disabili, inventando laboratori atti all’integrazione. 
Per quindici anni sono stato direttore del centro di musicoterapia di Milano e questa esperienza mi ha indirizzato molto in ambito laboratoriale. Vivevo gli anni dell’abolizione delle classi differenziali, un momento propizio per elaborare un progetto d’inserimento dei disabili nelle classi. Negli anni successivi, quegli stessi disabili diventarono adulti ed io, anche se ormai erano usciti dall’ambito scolastico, continuai a lavorare per loro con molte iniziative, fino ad approdare alla creazione del Festival del Cinema Nuovo.
Il festival è una manifestazione internazionale di cortometraggi interpretati integralmente da persone con disabilità psico-fisiche. 
L’idea è nata in un centro in cui hanno iniziato a utilizzare la videocamera per le attività. Un giorno capitò che girassero un video in modalità velocizzata: parevano “le Comiche”! Ho preso la palla al balzo e abbiamo ripetuto la cosa. Ne avremo girati una decina.
La prima edizione del festival fu del 1997 e ha coinvolto solo i centri disabili della regione Lombardia. La seconda (2000) si è proposta in tutta l’Italia settentrionale. Con la terza (2002) il Festival è diventato concorso nazionale e dalla quinta (2006) internazionale. 
L’anno scorso avevamo in giuria Pupi Avati e sono arrivate persone da tutto il mondo. 
Tanti hanno parlato dell’handicap nel cinema. Tanti attori hanno interpretato disabili. Tanti disabili hanno interpretato disabili. Io voglio, nel cinema, disabili che facciano gli attori, e che raccontino una storia d’amore, poliziesca, d’azione o comica che sia. Si prescinde dal tema della disabilità, noi qui lo accantoniamo.
I partecipanti sono entusiasti di farlo. Non dobbiamo però pensare che questa sia una strada lavorativa, attenzione. Lo scopo del festival è di donar loro un momento di celebrità, per alimentare la loro autostima. Ricevono applausi, visibilità, un piccolo premio in denaro. Nonostante le ottime premesse, non facciamoci illusioni troppo alte: la loro condizione non cambia; però doniamo loro un’opportunità di essere felici e al centro dell’attenzione. Vorremmo che ci si stupisca, almeno qualche volta, non per quello che i nostri giovani non hanno o non sanno, ma di quello che sono e che fanno.