La buona stampa

dallo spettacolo "Storie a Go(r)go!"

 

ANGELA La neve, caduta generosamente la notte precedente, ostacolava non poco il cammino di Giacomo che avanzava passo dopo passo con la borsa piena di giornali. Faceva freddo e questo era un bene, perché era pur sempre meglio camminare sulla neve compatta e farinosa che nel pantano della neve sciolta.

RITA 2 La strada da fare era ancora abbastanza lunga, era in aperta campagna. Aveva appena lasciato la cascina Palazzina, che era la prima del giro, e rimanevano ancora da fare la Gerla, la Fornasetta e la Baroggi meglio conosciuta come cascina del Luf, del lupo.

GIOVANNI Giacomo, con una punta di orgoglio, aveva il compito di passare di casa in casa la domenica mattina per vendere la “buona stampa” ovvero Famiglia Cristiana, Avvenire e per i ragazzi Il Vittorioso che leggeva anche lui senza pagarlo per una sorta di compenso.

EGIDIA Sul Vittorioso c’erano tante belle storie illustrate e una in particolare gli piaceva. Gli piaceva perché, amando il calcio, avrebbe voluto tanto assomigliare all’eroe del fumetto che risolveva le partite con un tiro zigzagante. Un tiro che evitando tutti i giocatori si infilava inesorabilmente in rete. Qualche giornale lo aveva già venduto e i soldi racimolati erano al sicuro in una tasca della borsa, doveva stare attento perché nel pomeriggio all’oratorio doveva fare il resoconto: tanti giornali prelevati, tanti venduti, e tutto doveva quadrare.

RITA 2 Come le altre domeniche era partito presto per assistere alla prima messa delle 6.30. Queste erano regole che il gruppo della buona stampa doveva rispettare per poter svolgere il servizio.

EGIDIA Alle 7.30 era già all’oratorio a riempire la sua borsa, prendendo i giornali dalla pila che il responsabile del servizio aveva preparato per ognuno. Con passo lento, ostacolato dalla neve, si avvicinava alla Gerla, erano ormai le 8.30 del mattino. Non aveva fretta di arrivare perché da un po’ di domeniche, presso la stessa famiglia, doveva subire il clima teso e nervoso che vi regnava. Prima carezzava il cagnolino che ormai conosceva molto bene, poi di malavoglia, sbattendo i piedi sulla soglia e bussando poi alla porta, attendeva la voce della signora che lo avrebbe accolto anche quella mattina, come succedeva già da un po’ di tempo, con l’aria imbronciata.

EGIDIA La signora aveva un sorriso teso e cercando di rasserenarsi si rivolgeva a Giacomo sottolineando quanto fosse un bravo ragazzo a fare tutta quella strada a piedi con il freddo che faceva e poi, non potendosi più trattenere, continuava gridando rivolta alle camere di sopra:

GIOIA “Non come te brutta porca... che sei ancora a dormire! A che ora sei arrivata stanotte? Svergognata! In giro con chi poi? Eh? A fare cosa? Ti ci vorrebbe qualcuno che ti mette in riga, a te!”. E via di questo passo la scena proseguiva, fino a quando un po’ imbarazzato Giacomo riusciva a prendere i soldi, quindi salutava e usciva con evidente sollievo. La Fornasetta, per via della neve, distava una ventina di minuti a piedi, questo gli permetteva di rimuginare e interrogarsi su quanto appena accaduto, era la mamma o la figlia ad avere ragione? E se da un lato era tentato di optare per la madre, dall’altro, anche perché iniziavano i primi turbamenti alla vista delle ragazze, non se la sentiva di condannare la sconosciuta, che immaginava bellissima nel suo letto caldo, anzi, allontanandosi di tanto in tanto si girava a guardare la cascina...

GIOVANNI Lasciata la Fornasetta, l’aria frizzante e fredda del mattino ormai inoltrato, insieme all’odore di stalla, lo accompagnavano sino alla cascina del Luf, l’ultima del giro. Tra le varie visite ce n’era una in particolare che lo attirava e lo respingeva allo stesso tempo, ed era proprio quest'ultima.

EGIDIA Sapeva che quella vecchietta lo aspettava come si aspetta un momento di tregua dopo tanta fatica. Nella semioscurità della stanza più che vederla la sentiva. Lei ancora a letto che gli diceva di entrare e di avvicinarsi. Un forte odore di chiuso misto a profumi balsamici impregnavano l’aria.

ANGELA Con una voce querula la donna gli chiedeva se per favore poteva aprirgli la finestra, poi gli domandava che ore fossero. Lui, con quella poca luce, vedeva appena una testolina spuntare dalle coperte, i capelli erano bianchi, di un bianco lucidissimo e un tantino arruffati. La signora tirava fuori un braccino ossuto e con il cenno di un dito, che la strega di Hansel e Gretel avrebbe giudicato non ancora pronto per essere mangiato, gli indicava il cassetto dove c’era il borsellino dicendogli di prelevare pure il necessario per il settimanale che lasciava.

BRUNO Giacomo pensava alla difficoltà che avrebbe avuto nel leggerlo e si chiedeva se davvero sarebbe riuscita a finirlo per la domenica successiva. Anche la vecchietta, come l'altra signora, gli diceva che era un bravo ragazzo, ma glielo diceva in modo diverso, che a lui risultava più sincero. L'anziana signora continuava aggiungendo poi che sarebbe stato ricompensato per questo. Lui ringraziava un po’ impacciato, perché sinceramente non pensava di meritarsi tutto questi elogi, salutava e usciva all’aria aperta, respirando a pieni polmoni.

GIOVANNI Giacomo si rendeva solo vagamente conto di procurare alla nonnina una vera e propria parentesi di serenità, anche solo per pochi minuti. Sentiva che quelle poche parole scambiate per lei erano a dir poco importanti, a lui non costavano niente.

ANGELA Gli costavano solo l'alzataccia mattutina e la lunga camminata, ma quelle prescindevano dalla visita alla vecchietta, le avrebbe fatte comunque. Lui pensava che il bilancio del rapporto fosse in pareggio, c’era una sorta di travaso reciproco tra loro, gratuito, perché tanto dava, tanto riceveva. Lui le donava un po’ di freschezza e lei ricambiava con tanta sincera gratitudine, che arricchiva la sua personalità.