I segreti della Corte del signor Pepino
Dentro e fuori la città
La corte del signor Pepino si trova in via Monte Grappa e la sua casa risale al 1700. La sua casa era chiamata anche Curt di Baros, che non aveva un significato preciso, se non quello di denominare la famiglia Castelli; una volta era abitudine dare soprannomi alle famiglie che abitavano in una certa corte. La sua famiglia era composta da 12 persone: papà, mamma e 10 fratelli, tutti nati al primo piano della casa che abbiamo visitato. Ci ha mostrato tanti oggetti antichi, tra cui un meraviglioso seggiolone con vasino che si trasformava in passeggino. C’è un pozzo che prelevava l’acqua dalla falda sotterranea: noi abbiamo potuto osservarne l’interno perché la falda ormai si è abbassata e il pozzo è vuoto. Tra le cose meravigliose che ci ha mostrato: la botola sul soffitto della cucina per far salire il calore al piano superiore che in milanese si chiama “arbusel”; il camino col forno; l’antico portone del ‘700 con il meccanismo automatico di chiusura, fatto con contrappesi, e la campanella che annunciava l’arrivo dei visitatori; un inginocchiatoio, una pompa dell’acqua, i ferri da stiro, la zangola per fare il burro...
Nella corte, le scale che portano al primo piano sono ancora quelle originali del ‘700, tutte in legno.
Il signor Pepino ci ha raccontato anche tutti i segreti del formaggio gorgonzola, perché lui ha lavorato in diversi caseifici che una volta esistevano in città.
Il suo papà faceva il contadino e il latte che producevano le sue mucche lo consegnava al “menalatte”, l’incaricato del caseificio per il ritiro, che pagava il contadino. Con questo latte il caseificio Devizzi, di cui il signor Pepino ci ha mostrato una forma finta, produceva il gorgonzola che contrassegnava con il marchio “Il vero Gorgonzola di Gorgonzola”. Ci ha spiegato che ogni giorno se ne producevano 15.000 forme; per farne una servono circa 100 litri di latte, e una forma pesa circa 11 kg. Nel mondo si consumano 4,5 milioni di forme all’anno…Tante no?
Il signor Pepino ci ha raccontato che una volta i ragazzi crescevano più in fretta, e lui infatti ha cominciato a lavorare a 15 anni; le condizioni di vita erano molto dure e non avendo denaro per curarsi le persone morivano giovani. L’alimentazione era povera di sostanze nutrienti e il suo papà si preoccupava di conservare un po’ di latte per sfamare la sua numerosa famiglia. La casa è un piccolo museo e tra le meraviglie abbiamo trovato un’antica macchina da cucire che apparteneva alla sua mamma, che faceva la sarta; la macchina funziona ancora con il pedale. E ancora: una grattugia a manovella, e un macinino da caffè manuale, uno zainetto di legno chiamato gerla.… Un oggetto curioso detto “il prete” ci ha incuriosito: è formato da un telaio di legno con una pentola al centro per contenere le braci e scaldare i letti. Ci hanno colpito molto un paio di scarponi aggiustati talmente tante volte da avere sostituito la suola di cuoio con quella di legno. Non erano comode ma proteggevano dal freddo e dal fango!